Nel 1644, dopo aver scolpito la Fontana del Tritone, Papa Urbano VIII affidò a Bernini la realizzazione di questa fontana.
Doveva funzionare da abbeveratoio per cavalli. L'abbeveratoio era una vasca bassa che veniva sempre costruita in prossimità delle fontane monumentali e il Bernini lo progettò in grande stile: due valve di conchiglia aperte con tre api (simbolo della famiglia Barberini) da cui usciva l’acqua.
La valva inferiore, bassa a livello della strada, conteneva l’acqua, mentre quella aperta in verticale aveva inciso la scritta per il pontefice Urbano VIII.
Proprio questa scritta fu causa di interminabili critiche, maldicenze e pasquinate. Era il 21° anno di pontificato, ma dato che mancavano appena due mesi al compiersi del 22°, Bernini pensò di fare un gesto gradito al papa e mise la data con l’anno XXII. Le critiche a questa scelta, che negli intenti voleva essere beneaugurante, arrivarono puntuali e furono talmente dure che, complice la scaramanzia, il cardinale Barberini mandò nottetempo uno scalpellino a modificare la scritta.
Ma così si scatenarono a Roma altre critiche: sembrava che si volesse augurare al papa di non arrivare a quel XXII. Ed effettivamente fu proprio così: Urbano VIII morì appena 8 giorni prima del compimento del 22° anno di pontificato!
Verso il 1867 la Fontana delle Api fu smontata e depositata nel "magazzino dei selci al Testaccio".
All’inizio del Novecento, su sollecitazione di alcuni studiosi, si decise di collocarla su Via Veneto. Purtroppo però praticamente tutti i pezzi era andati perduti (!), così fu incaricato lo scultore Adolfo Apolloni di ricostruirla. E’ questa la fontana che ammiriamo oggi, riprodotta con molte modifiche rispetto a quella del Bernini.
Testo e foto di Passeggiate per Roma