giovedì 18 aprile 2013

L'Antico Caffè Greco

Il Caffè Greco, in Via Condotti, è il più antico Caffè di Roma e dopo il "Florian" di Venezia è anche il più antico d'Italia. 
Non è certa la data in cui aprì, anche se quella a cui si fa riferimento è il 1760 e fu subito scelto come luogo di ritrovo da artisti e letterati italiani e stranieri, punto d’incontro di ogni intellettuale che si trovava a Roma, anche solo di passaggio. 
I nomi sono tanti e tutti famosi: Giacomo Leopardi, Stendhal, Richard Wagner, Felix Mendelssohn, Arthur Schopenhauer, il colonnello Frederick Cody (Buffalo Bill), Mark Twain, D'Annunzio, De Chirico, Orson Welles … E naturalmente Trilussa e Pasolini
Per i più assidui frequentatori addirittura il Caffè metteva a disposizione il proprio indirizzo per ricevere la posta.
E con tante forti personalità l'ambiente non fu sempre idilliaco. All'interno della comunità di artisti e letterati che costituiva l'assidua clientela del Caffè scoppiarono anche malanimi. Un esempio ne è l'incidente provocato da un artista di secondo piano che affisse alle pareti del Caffè alcune vignette satiriche antitedesche. Immediata la reazione di pittori, incisori, scultori e musicisti di quella nazionalità che abbandonarono in massa il locale per trasferirsi al Caffè degli Inglesi lì vicino.
La saletta rossa
La vita del Caffè fu particolarmente attiva nell'Ottocento, quando il locale rappresentava un'importante appendice a Piazza di Spagna, diventata centro artistico di Roma insieme alla vicina Via Margutta e all'Accademia Francese di Villa Medici 
Chi arrivava a Roma e voleva immergersi nell'internazionalità della vita romana faceva senza dubbio tappa al Caffè Greco e anche per chi seguiva il Grand Tour era una sosta obbligatoria.
Non mancò comunque chi lo denigrò, come il grande musicista Berlioz, pensionnaire a Villa Medici, che lo definì "la più detestabile taverna che si possa immaginare". L'ambiente era sicuramente chiacchierone e, come si è detto, non sempre idilliaco.
Conseguenza della presenza quotidiana di artisti fu la comparsa sulle pareti di quadretti, stampe, scritte varie e questo dette inizio all'opera di collezionismo dei proprietari del locale. Oltre a tante testimonianze spontanee, il Caffè ottenne doni e lasciti dai suoi importanti clienti. Ancora oggi il locale è decorato da questi cimeli: dipinti, statuette, medaglioni, acquerelli, miniature, stampe, fotografie...
Tra le 9 salette se ne distingue una, l’omnibus, cara ad artisti e letterati soprattutto italiani, chiamata così perché lunga e stretta come i carrozzoni di una volta.
Le personalità passate per il locale sono state tante, (nell'Ottocento le guide di Roma pubblicavano gli orari in cui era più probabile trovare al "Greco" qualche celebrità!) e tutte appongono la loro firma sul "Libro d'oro" del Caffè.
Ancora oggi gruppi culturali e artistici si ritrovano a giorni fissi nella saletta rossa in fondo al locale.
Gli Indiani di Buffalo Bill
 

E pare proprio che il caffè servito nella tazzina sia un'invenzione dell'Antico Caffè Greco. Nel 1806 infatti Napoleone bloccò il commercio proveniente dall'Inghilterra e questo portò il conseguente aumento del prezzo dei prodotti coloniali. Il caffè raggiunse prezzi proibitivi e i locali romani rinunciarono a proporlo alla clientela. Tutti tranne il Caffè Greco che trovò la più semplice delle soluzioni: servirlo in tazzine grandi un terzo rispetto a quelle che erano state usate fino ad allora. Inventando la tazzina da caffè!

Testo e foto di Passeggiate per Roma