venerdì 26 aprile 2013

Fontana di Trevi

I particolari della Fontana di Trevi
La leggenda. Due bassorilievi che si trovano in alto sulla facciata della Fontana di Trevi, raccontano la nascita di questo luogo così speciale di Roma.
Nel primo, è raffigurata la leggenda secondo cui una fanciulla mostrò agli assetati soldati di Agrippa, la sorgente dell’acqua che, proprio in memoria della fanciulla, sarà chiamata Vergine. Nel secondo bassorilievo è mostrato Agrippa che ordina la costruzione della prima fonte di quest’acqua.
E’ la storia della Fontana di Trevi (chiamata così da trivio, l’incrocio delle tre vie in cui la fonte si trovava) che Papa Clemente XII decise di far costruire nel ‘700, proprio lì dove sorgeva la prima fonte dell’Acqua Vergine. Il papa volle una fontana monumentale che avrebbe abbellito la piazza, ma avrebbe anche rifornito la città di una grande quantità di acqua potabile.
I lavori furono affidati a Nicola Salvi, cominciarono nel 1735 e terminarono nel 1761.
La fontana monumentale porta, in alto, una balaustra con quattro statue che rappresentano le stagioni.
Al centro, sotto un grande arco, è raffigurato Oceano che guida un carro a forma di conchiglia, trainato da due cavalli marini. Questi due cavalli mostrano diversa indole, uno è tranquillo, l’altro agitato; con ciò si volle proprio rappresentare il duplice aspetto del mare, a volte calmo e sicuro, a volte agitato e pericoloso.

Ai lati si trovano, nelle nicchie, due statue che rappresentano l’Abbondanza e la Salubrità.
La grande vasca che si trova davanti alle sculture, simboleggia il mare.
Usanza ormai conosciuta da tutti i turisti è quella di voltare le spalle alla fontana e gettare una monetina nell’acqua per augurarsi di tornare a Roma.
Altra usanza molto meno nota riguarda invece la fontanina degli innamorati, una vaschetta che si trova a lato della Fontana di Trevi. La tradizione vuole che gli innamorati che bevono quest’acqua insieme, rimarranno tra loro fedeli per sempre. Questo uso nasce da uno più antico: un tempo, quando un giovane era costretto ad allontanarsi da Roma, si recava con la fidanzata alla Fontana, la ragazza riempiva per lui un bicchiere (che non doveva essere mai stato usato prima) con l’acqua della fontanella, il ragazzo beveva e poi il bicchiere veniva rotto. Il legame d’amore era creato e il ragazzo poteva partire con la sicurezza che non si sarebbe logorato per la lontananza.
L'asso di coppe. Sulla sinistra della fontana si vede un grande vaso di travertino. Questa è la sua storia. Mentre procedevano i lavori della fontana, gli operai erano spesso disturbati dalle critiche di un barbiere, che, avendo il negozio nella piazza, era sempre presente e sempre pronto a dire la sua su come avrebbe dovuto procedere la costruzione. L’architetto Nicola Salvi cercò di pazientare, ma alla fine, non potendone più, decise di far mettere un grande vaso in travertino proprio davanti alla bottega del barbiere criticone, in modo da impedirgli visuale e critiche. E il vaso è ancora là, chiamato appunto "asso di coppe" dai romani per la somiglianza con la carta omonima. 
Buttata la monetina è il momento di andar via, ma prima un'ultima occhiata da dietro la fontana ai cavalli... cavallucci marini visti da qui!
 

Testo e foto (firmate) di Passeggiate per Roma