venerdì 26 aprile 2013

Cappella Sistina - La Volta

Le curiosità nascoste nella Cappella Sistina 

"Senza aver visto la Cappella Sistina non ci si può formare un’idea completa di ciò che un uomo è capace di raggiungere." Goethe

La Cappella Sistina fu fatta costruire da Papa Sisto IV, sul luogo dove sorgeva la "Cappella Magna", la grande aula dove si riuniva la corte papale.
Le pareti
LA PAVIMENTAZIONE Il pavimento a mosaico è quello originale del '400. Sul pavimento si trovano vari dischi concentrici, ma uno in particolare, quello più piccolo nella parte vicina al Giudizio Universale, segna l'unico punto in cui la cappella è vista in modo organico, con la giusta prospettiva. Ed è il punto in cui il Papa si inginocchia durante le funzioni.
LE PARETI Il Papa Sisto IV convocò i più famosi artisti dell’epoca per affrescare le pareti del grande salone, vi lavorarono, tra gli altri, Botticelli, il Ghirlandaio, il Perugino e Pinturicchio
Nella fascia centrale delle pareti sono raffigurate le storie della vita dei due liberatori dell’Umanità: Mosè (parete di sinistra) e Gesù (parete di destra). Al di sotto, finti drappi damascati impreziosiscono le pareti, al di sopra sono affrescati i ritratti dei papi. Alla base delle pareti, tranne quella del Giudizio, si trovano i sedili di pietra dove prendeva posto la numerosa corte del papa.

LA VOLTA Prima dell’arrivo di Michelangelo la volta era dipinta con stelle dorate su sfondo azzurro. 
Giulio II, che succedette a Sisto IV, chiamò a Roma Michelangelo per affrescarla, avendo ben chiaro il progetto che l’artista doveva eseguire: sull’ingresso Gesù benedicente, lungo il perimetro, nei 12 triangoli, i 12 apostoli e nella fascia centrale una fantasia di rombi e rettangoli, un disegno semplice, a imitazione di quelli delle antiche ville romane. Le idee di Michelangelo erano diverse e prevalsero, anche perché il papa, malato e con troppi problemi a cui far fronte, si dovette arrendere alla testardaggine del Bonarroti.
Zaccaria
Per Michelangelo furono 4 anni (1508-1512) di intenso lavoro che lo misero alla prova non solo intellettualmente, ma anche fisicamente. Michelangelo dipinse la volta praticamente da solo, con pochi aiutanti che si occupavano solo dell’intonaco e dei colori. Dobbiamo pensare che fosse ansioso di finire il suo lavoro per tornare alla scultura, l'arte che più amava, anche perché la posizione che doveva assumere per dipingere (non è vero che lavorasse disteso sulla schiena!) mise il suo fisico a dura prova. Il desiderio di concludere, lo spinse anche ad affrescare a mano libera, senza cartoni preparatori, per velocizzare il lavoro.
Dipingere un soffitto non era un incarico importante, ma Michelangelo approfittò dell'occasione per cercare di combattere l’ipocrisia e l’abuso di potere della Chiesa, che aborriva. 
La Sistina è ricca di segnali che esaltano la fede umile e genuina condannando l’abuso di potere e di sfarzo della Chiesa. In realtà tali segnali non furono notati dal pontefice e dal suo seguito, grazie all’altezza del soffitto che rendeva difficile vedere alcuni dettagli, e agli ingegnosi ponteggi di cui si servì Michelangelo. 
Era necessario usare la Cappella Sistina anche durante l’esecuzione degli affreschi, perciò fu usato un nuovo tipo di ponteggio, non ingombrante come quello tradizionale, a cui Michelangelo fece aggiungere un robusto telone per evitare che polvere e colori cadessero sul corteo papale (ma anche che occhi indiscreti vedessero l’affresco prima del tempo!).
Aminadab
Sopra l’ingresso della Sistina, dove il papa aveva chiesto di raffigurare Gesù, Michelangelo dipinse invece Zaccaria, il profeta che ammonisce i sacerdoti del Tempio. Egli inserisce quindi subito un simbolo di condanna della corruzione e della vita poco spirituale, questa sarebbe stata la figura sotto cui il papa passava ogni volta che entrava nella Cappella e Michelangelo per evitare l’ira del pontefice fece furbescamente di questo profeta il ritratto del papa stesso.
Gli Antenati di Gesù. Nelle vele triangolari e nelle lunette sono raffigurati gli antenati di Gesù, che aspettano, come del resto tutta l’Umanità, il Salvatore. 
Gli storici sono quasi certi che Michelangelo conoscesse bene il quartiere ebraico di Roma e che si sia ispirato ai volti dei suoi abitanti per raffigurare gli antenati di Cristo.
Uno degli antenati, Aminadab, porta sulla veste un anello giallo e questo dettaglio, che sembra insignificante, è invece un messaggio importante del pensiero di Michelangelo. Infatti dal 1215 il IV Concilio Lateranense aveva stabilito che gli ebrei indossassero un colore che li distingueva dai cristiani, era il giallo (era un colore mortificante, quello dell’urina, già usato da un sovrano musulmano nel IX secolo, in Sicilia, per distinguere sempre chi fosse ebreo). Michelangelo, la cui fede cristiana era profonda, con questo particolare ci indica come sentiva gli Ebrei appartenenti alla famiglia di Cristo e non da condannare come invece faceva la Chiesa.
I Pennacchi. Nei 4 Pennacchi ai vertici della volta sono 4 episodi allusivi alla liberazione del popolo d’Israele.
I Profeti e le Sibille. Tra le lunette con gli antenati e la fascia centrale sono raffigurati, alternati, 7 Profeti biblici e 5 Sibille pagane. 
Questi personaggi sono accomunati dall’aver preannunciato la venuta del Cristo. Tutti, tranne uno, hanno in mano un rotolo o un libro, simbolo di cultura, a testimonianza dell’importanza che Michelangelo dava al Sapere, anche questo atteggiamento in antitesi con quello sprezzante di Giulio II verso libri e cultura.
Da alcuni disegni preparatori si ha la prova che Michelangelo abbia usato modelli maschili anche per ritrarre le figure delle Sibille. Questo era un uso comune dei pittori del tempo, dal momento che, all'epoca, gli uomini che posavano come modelli si facevano pagare meno delle modelle femmine. La bravura del Maestro poi riusciva a riprodurre dei bei tratti femminili sui visi appena abbozzati.
La fascia centrale della volta. Michelangelo dipinse sulla fascia centrale 9 scene, 4 più grandi e 5 più piccole, con racconti tratti dalla Genesi (3 episodi sulla creazione del mondo, 3 su Adamo e 3 su Noè) riproponendo la storia dell’umanità fino alla venuta di Cristo.
Si nota subito che la sezione di Noè ha le figure molto più piccole delle altre. Ecco il motivo: su insistenza di Giulio II ci fu una specie di presentazione in "anteprima" degli affreschi, infatti il papa, molto malato, non era sicuro di riuscire a vivere così a lungo da vedere finita l'opera di Michelangelo e quindi ordinò che fosse smontato il ponteggio per ammirare ciò che fino ad allora era stato eseguito. Così anche Michelangelo, che fino ad allora era fisso sul ponteggio, poté vedere l’effetto dell’affresco dal basso e si accorse che le figure erano effettivamente troppo piccole viste a una distanza di quasi 20 metri. Perciò Michelangelo decise di proseguire dipingendo figure in numero minore, ma di dimensioni maggiori, in modo che fossero meglio visibili dal basso.
La Creazione
La Creazione. Probabilmente è la scena più famosa dipinta da Michelangelo. Due particolari meritano però di essere sottolineati.
Dio è rappresentato circondato da vari personaggi, uno è un bambino che si trova sotto la sua mano sinistra. Secondo gli studiosi questo bimbo sarebbe l’anima che sta per essere infusa nel corpo di Adamo. La figura del bambino ha una posizione che rispecchia quella di Adamo e i due sono "collegati" dalla posizione delle mani di Dio: la sinistra tocca la spalla del bambino mentre la destra sta per toccare Adamo dandogli quell’energia vitale che ancora gli manca.
Un’altra curiosità fu evidenziata da un chirurgo ebreo americano, il dottor Frank Mershberger, nel 1975. Se si osserva il mantello che avvolge Dio ci si accorge che il suo perimetro disegna il profilo del cervello umano. Cervello, cervelletto, lobo occipitale, corteccia e tronco cerebrale, come li doveva aver osservati Michelangelo nelle dissezioni illegali con cui molti artisti all’epoca imparavano come era formato il corpo. In passato, dato i divieti, nessuno poteva conoscere com’era il cervello e perciò questo dovette rimanere un segreto taciuto anche da chi notava la somiglianza. L’emisfero rappresentato è il destro, proprio quello con cui, secondo l’antica preghiera ebraica, Dio creò l’uomo.
La Creazione fu eseguita da Michelangelo a mano libera, cioè senza cartoni preparatori, e in un solo giorno.


Il peccato originale
Il peccato originale. Nel pannello che raffigura il peccato originale l’albero da cui Adamo ed Eva hanno mangiato il frutto proibito è un fico
Perché Michelangelo ha raffigurato questo albero? Noi sappiamo che Adamo ed Eva, mangiarono una mela, ma la tradizione ebraica propone che l’albero della conoscenza fosse un fico. Perché? Perché secondo questa tradizione, Dio non mette mai l’uomo davanti ad una difficoltà senza avergli dato insieme al problema stesso la soluzione. Quindi, dal momento che la prima reazione di Adamo ed Eva dopo aver mangiato il frutto proibito fu quella di vergognarsi della propria nudità, Dio, nella sua misericordia, mette a disposizione già la soluzione, le foglie di fico.
Geremia
Un’altra curiosità è che nella Cacciata dal Paradiso Michelangelo ha dipinto l’angelo come "gemello" del serpente tentatore. Ha la stessa posizione, il gesto del braccio è identico, il suo corpo si intreccia con quello del serpente come se fossero parte di una stessa entità. Si è interpretato anche questo come un segno della conoscenza della filosofia ebraica da parte di Michelangelo: l’inclinazione a fare il bene e quella a fare il male che fanno parte tutte e due del cuore umano.
Il profeta Geremia. La posizione in cui si trova questo profeta è proprio sopra
il trono del papa verso cui egli guarda con aria triste. Alle sue spalle non ci sono i soliti putti, ma due figure che con aria malinconica e angosciata si allontanano dalla cappella.
Che cosa rappresenta Geremia? La scelta che Michelangelo ha fatto di questo personaggio si capisce dal compito che Dio gli affidò: mettere in guardia il clero corrotto del Sacro Tempio perché si ravvedesse.
Giona
In basso, dietro al profeta, si intravede un cartiglio, sembra un particolare trascurabile, invece è un importante messaggio lasciato da Michelangelo. Sul foglio è scritta la lettera ebraica ALEF e, disegnato, il carattere di un’altra lettera, AIN. Queste due lettere hanno molta importanza per la tradizione ebraica, insegna infatti il Talmud che un sommo sacerdote, per essere degno di servire Dio nel Sacro Tempio, deve saper distinguere la pronuncia di queste due lettere, che hanno praticamente lo stesso suono. Molte sono le spiegazioni del perché Michelangelo ha riportato vicine queste due lettere, ma ne cito solo una. Alef ha anche il significato di unità e perciò indica Dio, mentre Ain ha il valore di 70, inteso nelle scritture come "numeroso". Alef e Ain diventa allora la contrapposizione tra uno e tanti e quindi tra monoteismo e pratiche pagane. Così il sommo sacerdote (e in particolare il papa) deve saper distinguere tra la purezza della fede e la cultura materiale pagana. Se si mette questo in relazione al turbamento che Michelangelo provava davanti a un clero che preferiva lo sfarzo e la potenza, all’esempio di umiltà e povertà del Cristo, sembra proprio che la sua indignazione sia stata espressa tramite questa raffigurazione di Geremia, il profeta che aveva annunciato la catastrofe a chi non accoglieva i veri messaggi della fede.
Inoltre, senza diplomazia, Michelangelo raffigura Geremia con dei vecchi e malconci calzari, mentre tutti gli altri profeti sono scalzi (come forma di rispetto al luogo sacro), questo a testimoniare che la condotta del papa stava mettendo in pericolo la santità del luogo.
Giona. Proprio sopra l’altare si trova questo splendido esempio di "pittura tridimensionale"di Michelangelo, le gambe di Giona sembrano cadere oltre la parete. Giona, secondo gli studiosi, rappresenta l’alter ego di Michelangelo, come lui costretto in una missione che non avrebbe voluto compiere. Ma si tratta al tempo stesso di un segno di speranza. Come infatti Giona è mandato da Dio a salvare la città peccatrice di Ninive e, contro ogni aspettativa, la città si redime, così forse Michelangelo sperava che le sue ammonizioni (nascoste nella Cappella Sistina) riuscissero a far cambiare strada al potere papale.

Testo di Passeggiate per Roma