mercoledì 15 maggio 2013

Il Colosseo (Anfiteatro Flavio)

Controversa è l’origine del nome Colosseo: forse deriva dalle enormi dimensioni
dell’Anfiteatro o forse da una statua gigantesca che si era fatto costruire Nerone, alta 30 metri, che si trovava lì vicino (dopo la morte di Nerone era stata lasciata lì, ma Vespasiano aveva fatto sostituire la testa del tiranno con quella del Sole).
Il Colosseo si trova nella valle dove sorgeva la Domus Aurea di Nerone e, in particolare, nel luogo dove era stato costruito un lago artificiale. Quando Nerone morì, la nuova dinastia al potere, i Flavi, decise di restituire al popolo romano questa zona, destinando lo spazio del lago alla costruzione di un grande anfiteatro e degli edifici ad esso annessi. In questo modo i Flavi rispondevano ad un’esigenza della città, che ancora non aveva un anfiteatro stabile, ma portavano a termine anche un’ottima manovra politica, restituendo al popolo romano gli enormi spazi che Nerone gli aveva tolto, e dedicando questi spazi al divertimento pubblico.
Ci vollero 10 anni perché il Colosseo fosse terminato. Iniziato sotto Vespasiano, fu inaugurato sotto Tito nell’80 d.C. (il 21 aprile, natale di Roma), con spettacoli che durarono 100 giorni e a cui parteciparono 10000 gladiatori, 5000 belve e migliaia di prigionieri e di schiavi. 
La spesa per la costruzione dell’Anfiteatro fu enorme e fu coperta dalle ricchezze ottenute con la guerra giudaica di Tito, fu comunque sotto Domiziano che i lavori possono dirsi definitivamente conclusi.
Nell’antica Roma l’ingresso al Colosseo era gratuito per tutti, ma i posti erano assegnati secondo la classe sociale a cui il cittadino apparteneva: ognuno aveva una tessera che indicava il posto che gli era stato destinato. 
Le zone più basse erano privilegio dei senatori e delle loro famiglie che, dietro una ringhiera di sicurezza, assistevano da vicino agli spettacoli, i loro posti erano segnati da iscrizioni sui sedili ancora oggi visibili.
Da qui più si saliva più scendeva il livello sociale degli spettatori fino ad arrivare ai posti in alto dove si trovavano la plebe e… le donne (segno della scarsa considerazione di cui le donne godevano nella società romana!).
Rampe, scale e passaggi permettevano di smistare velocemente tutti coloro che andavano a vedere lo spettacolo, ma permettevano anche un rapidissimo deflusso al momento dell’uscita.
Oggi l’aspetto del Colosseo è molto diverso da quello che doveva essere in passato: un tavolato di legno copriva i sotterranei che oggi sono a vista e che servivano per nascondere le belve che con macchinari speciali venivano fatte apparire sulla scena.
Il Velario
Per proteggere gli spettatori dal sole, veniva utilizzato il Velario, formato da vele che coprivano quasi interamente il Colosseo. Il compito di montare il Velario era affidato a un distaccamento di marinai della flotta di Capo Miseno, particolarmente addestrati a compiere le complicate operazioni necessarie. Intorno al Colosseo c’erano (e in parte sono ancora oggi visibili) dei grossi cippi di travertino che servivano ad ancorare le corde che occorrevano per manovrare il Velario.
Il Colosseo era dotato di quattro porte, allineate secondo i punti cardinali.
Le due porte che si trovavano lungo l’asse nord-sud erano riservate all’entrata delle autorità, delle Vestali e dell’imperatore.
Le porte in direzione est-ovest davano l’ingresso all’area di combattimento, direttamente sull’arena. La Porta della Vita era quella a est, da qui entravano i gladiatori provenienti dal Ludus magnus (la palestra dove attendevano la lotta) e uscivano i gladiatori vincitori. La Porta della Morte era invece quella a ovest, riservata all’uscita dei corpi dei gladiatori sconfitti.
Il Colosseo fu molto utilizzato finché furono amati gli spettacoli cruenti che vi si svolgevano, ma quando, verso il 400, cambiò l’atteggiamento degli imperatori nei confronti di questi, il suo utilizzo cominciò a essere ridotto.
La struttura dell’Anfiteatro subì molti incendi (complice anche l’abbondante  legno che lo costituiva), inoltre fu danneggiato da terremoti e dagli assedi dei Visigoti e dei Vandali. Il degrado a cui difficilmente si poteva porre rimedio e il disinteresse verso il suo utilizzo, procurarono l’ulteriore deterioramento del Colosseo e il suo progressivo interramento.
I buchi sui muri
Tra il IV e il V secolo il materiale di cui era costruito il Colosseo fu riutilizzato per fare altre costruzioni. All’inizio ci si limitava a prendere i pezzi che erano caduti con i terremoti, ma poi, nel Medioevo e nel Rinascimento, si cominciò a trattare il Colosseo proprio come una cava di materiale da costruzione. L’interno dell’Anfiteatro ebbe invece un altro destino: per molto tempo fu usato per ospitare animali, piccole abitazioni e laboratori di artigiani, fino al XII secolo, quando i Frangipane lo utilizzarono per edificarci il loro palazzo fortificato.
Nell’Ottocento si cominciò a scavare sistematicamente e a scoprire ciò che col tempo era stato interrato. E cominciò la prima opera di restauro.
I buchi nelle pareti del Colosseo. Narra la leggenda che quando i Barbari invasero Roma, cercarono di distruggere il Colosseo. Si dice che fossero già a conoscenza dell'uso della polvere da sparo e che praticarono questi fori per poi riempirli di una miscela esplosiva. Il tentativo di far saltare in aria il Colosseo però fallì e la potente costruzione rimase intatta. Da questo momento nacque la fama del Colosseo di essere indistruttibile, tanto che nessuno osò neanche più provare a distruggerlo.
In realtà i fori sono dovuti a tutt'altra ragione: i blocchi nella costruzione del Colosseo erano tenuti uniti da perni di ferro. Dal Medioevo in poi anche questo materiale fu tolto per essere riciclato e questo spiega la presenza in questi fori. Si calcola che il ferro rimosso dal Colosseo ammonti a circa 300 tonnellate.

Testo e foto (firmate) di Passeggiate per Roma